Diario di Vale, Il diario di oggi

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Il 3 dicembre di ben 27 anni fa avvenne qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la storia della comunicazione.

L’ingegnere britannico Neil Papworth inviò il 1° sms da un computer ad un cellulare sulla rete GSM Vodafone: il testo del messaggio era “MERRY CHRISTMAS”.

Da quell’istante nulla sarebbe stato più come prima.

I sms pian piano si sono appropriati di noi e delle nostre vite spingendoci ad una comunicazione immediata, quasi consumistica, dove ogni istante può essere l’occasione per parlare con qualcuno.

Certamente potremmo pensare che questo modo di comunicare avvicini di più le persone che in ogni istante possono sentirsi.

Eppure la nostra società svela un rovescio della medaglia ben diverso: i sms sono stati l’anticamera della comunicazione smarrita come mi piace definirla.

Si tratta di un dialogo non dialogo in effetti in cui i tasti del cellulare hanno preso il posto della persona a cui ci rivolgiamo.

Definitemi una nostalgica se volete ma non scambierei mai un sms ad un dialogo faccia a faccia, fosse anche per discutere e non necessariamente per dirsi belle parole.

I sms sono scritti e come tutte le parole per iscritto possono essere fraintese.

Al contrario, quando due persone si parlano l’una di fronte all’altra, entrano in gioco tanti fattori diversi.

Gli occhi si muovono, il viso cambia espressione e spesso, solo a patto però che la persona sia davvero sincera, quello stesso viso è capace di persuaderci più di mille parole.

Permettetemi ancora una cosa: sarebbe bello tornare ad un altro tipo di sms.

Quelli scritti a mano, con la penna bic che ogni tanto inciampa e con quell’alone d’inchiostro dovuto alla mano che scorre sulle parole.

Dietro la grafia e la carta un pò stropicciata c’è tutta l’emozione del destinatario per il suo mittente.

Occasioni come oggi devono farci riflettere sulle basi su cui posano i nostri rapporti: non tutto si può risolvere con un sms, quello può esprimere un pensiero veloce o una carezza a distanza.

Non dimentichiamoci che le parole vanno dette, gridate, sussurrate o magari anche scritte ma sulla carta perché non esiste niente di più magico e rivoluzionario oggi che scegliere di comunicare così.

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