“Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.”
Non sono parole mie ma di San Francesco d’Assisi, un uomo che nella sua vita ha sperimentato ogni sfera dello scibile e dell’amore e voglio dedicarle agli infermieri nella loro giornata mondiale.
Forse è stato proprio lui uno dei primi angeli in corsia: le sue corsie però erano le strade ed il suo compito era curare ogni tipo di ferita, da quelle dell’anima a quelle del corpo.
Nelle sue parole ogni cuore poteva sperare di trovare conforto così come nelle sue cure anche un lebbroso riusciva a trovare sollievo: non sentiva più il rifiuto, la ghettizzazione a cui lo società lo costringeva.
Al contrario si sentiva amato perché la migliore medicina è quella che è capace di curare proprio le ferite del cuore.
Ho scelto le parole di Francesco perché mi sembrano le più belle per omaggiare una categoria che in questi ultimi mesi ha dimostrato davvero di essere capace di sintetizzare mani, mente e cuore: gli infermieri.
Spesso sono stati definiti angeli in corsia, sembra che ci sia voluta questa pandemia per scoprirne l’importanza.
Eppure il loro ruolo dovrebbe essere riconosciuto come prezioso, da sempre.
Ho avuto la possibilità di vedere direttamente quanto siano imprescindibili: sono gli infermieri ad eseguire ciò che il medico suggerisce.
Sono loro che sperimentano direttamente le paure di noi pazienti che ci sentiamo così fragili quando il corpo non riesce a stare bene.
Loro sono il rifugio alle angosce, alle paure e a volte alla mancanza dei nostri cari.
Nel loro sorriso spesso ci siamo sentiti al riparo ma loro realmente come vivono il dolore che quotidianamente affrontano?
Mai come in questo tempo me lo sono chiesto: lavorare da artisti infatti costringe ad affrontare ogni piega della vita umana, morte compresa.
Gli artisti non possono risparmiarsi anzi sono chiamati a correre loro stessi dei rischi importanti.
Si sono esposti al pericolo del contagio direttamente, senza sottrarsi.
Hanno rinunciato a vedere i propri figli per proteggerli senza preoccuparsi che i loro cuori si schiantassero in mille pezzi.
Chiunque, dopo ore di lavoro vissuto guardando in faccia la sofferenza, vorrebbe trovare conforto nell’abbraccio delle persone che ama.
Loro hanno dovuto rinunciare anche a questo e allora oggi più che mai dobbiamo ringraziarli.
Grazie per aver anteposto la nostra salute alla vostra…
Grazie per aver rinunciato all’affetto delle persone che amate per dare a noi la possibilità di rivederle…
Se è vero che gli eroi esistono allora non hanno più il mantello, non sorvolano i cieli della città per assicurarsi che sia tutto sotto controllo.
I nostri eroi hanno il volto segnato da piaghe per via della mascherina indossata continuamente per ore….
Hanno gli occhi lucidi di chi ha incontrato la morte ma ha scelto la vita…
Hanno soprattutto un cuore grande che sa amare l’altro come se stesso…