Se c’è un aspetto del nostro essere umani che mi ha sempre affascinato è senza dubbio il cuore…
Il suo battito ci accompagna fin dal giorno del concepimento: le nostre mamme ci conoscono proprio così mentre siamo comodamente nel loro pancione.
Sono loro a sperimentare quello strano miracolo di avere due cuori che battono in uno stesso corpo; in particolare solo il battito materno, inconfondibile per ogni figlio, riesce a consolarci quando veniamo alla luce. Ci basta essere sul loro petto per rassicurarci.
Se ci pensiamo il cuore è un organo autonomo: batte da solo sfuggendo al nostro controllo.
Eppure è il primo a risentire di ogni nostro stato d’animo.
Ho sempre pensato che sia lo specchio della nostra anima: accelera la sua corsa quando siamo emozionati, impauriti, ci sembra che esca dal petto davanti a gioie incontenibili.
Il cuore dunque è un organo involontario e al tempo stesso cavo.
Questo significa che è fatto per riempirsi d’amore che poi fuoriesce per essere donato, in contrazioni continue che sfuggono al nostro controllo.
Siamo nati per amare e i nostri cuori ce lo ricordano ogni volta.
Ci sono però “cuori speciali”: vivono più affaticati di altri in un certo senso, perché sono destinati ad amare in un modo ancora più viscerale.