Diario di Vale, Il diario di oggi

Giorno 11 Caro diario,

Caro diario,

la quarantena continua ma i dati che ci arrivano non sono affatto confortanti.

Un’ondata di morte sembra travolgere la nostra Italia: corpi trasportati da camion in regioni distanti non possono ricevere nemmeno l’affetto dei loro cari.

La morte con la sua falce sembra decapitare tutto ciò che intralcia il suo cammino e pare che non abbia alcuna intenzione di retrocedere.

Gli italiani non sono stanchi, stanno lottando ma non so come stiano i nostri cuori:

ho come l’impressione che si stiano corazzando dal dolore, che cerchino una barricata da cui tentare disperatamente di difendersi.

La difesa cercata però non è soltanto quella dalla malattia ma dal dolore.

Questo virus mortifero sta facendo emergere le nostre più grandi paure e quella di soffrire rientra senza dubbio nei primi posti in classifica.

L’istinto ci guida al rifiuto al dolore: pensiamo quando qualche parte del nostro corpo inizia a darci fastidio.

Inconsapevolmente assumiamo quella che viene definita la posizione fetale ossia ci raggomitoliamo su noi stessi, cercando di tornare a quello stato di grazia ideale rappresentato dal ventre materno.

Non solo: se il dolore che patiamo ci pare insopportabile, le prime parole che pronunciamo sono spesso “Mamma mia che male!”.

Si potrebbero scrivere pagine interminabili a tal proposito ma possiamo riassumerle così:

noi uomini rifiutiamo il dolore cercando di tornare al grembo materno, di risalirne le viscere per poter sguazzare in quell’acqua fonte di vita e nutrimento.

E’ scritta in tutti noi, marchiata sulla nostra pelle, la volontà di rigettare il dolore cercando di connetterci a nostra madre.

E allora quale potere può avere questo virus rispetto a chi ci ha dato alla luce?

Che espressione bellissima “dare alla luce”:

significa uscire dal buio di un grembo senza dubbio d’oro per poter respirare la vita a piena polmoni.

Anche se il primo incontro con l’aria produce un pianto, siamo fatti per nascere e sin da quel momento sperimentiamo il dolore.

Quello più forte che esista: il dolore del distacco ma lo sopportiamo per poter conoscere la gioia di vivere.

Caro diario,

questo virus non può spaventarci perché siamo nati per VINCERE LA PAURA IN NOME DELLA VITA.

Proprio come ci hanno insegnato le nostre mamme che, scegliendo di metterci al mondo hanno anche scelto di rischiare la loro di vita.

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