Diario di Vale, Il diario di oggi

Giorno 3 Caro diario,

Caro diario,

questa pausa forzata e preoccupante mi ha suscitato tante domande.

Avere tempo da dedicare a se stessi senza la frenesia del dover correre da qualche parte, senza preoccuparsi della risposta rispetto ad un progetto da consegnare, senza dover necessariamente pretendere da se stessi di essere sempre pronti.

In qualche modo questa pandemia così dolorosa, incessante viene a farci delle domande precise.

Quali sono le tue priorità?

Sai essere paziente?

Sei capace di fermarti senza preoccuparti che le cose accadano sperando come volessi tu e di saper aspettare?

Sono domande che mi ronzano nella mente da giorni ma, quello che mi sorprende, è che le risposte sono state immediate.

Mi sono resa conto di quanto l’imprevisto ci renda fragili, forse perché la fragilità fa parte della nostra natura.

E attenzione: chi dice che la fragilità debba essere necessariamente negativa?

Pensiamo a quanto sia fragile ciò che amiamo ogni giorno:

poco importa che siano persone, luoghi, prati, fiori…

Tutto meravigliosamente amabile ma fragile.

Fragilità è preziosità e allora ammettiamo di esserlo.

Per quanto riguarda le mie priorità, quelle il coronavirus non ha il potere di cambiarle:

sono sempre state le stesse e credo lo saranno sempre.

La mia famiglia, mio nonno, i miei sogni, la città che amo e me stessa ma non in senso narcisistico.

Voglio potermi guardare allo specchio ogni mattina essendo felice della persona che vedo riflessa, potendo essere orgogliosa di chi sono.

Perché, e questo è importante, non siamo il risultato che raggiungiamo o il nostro posto di lavoro: siamo il nostro cuore ed i sentimenti che lo abitano.

Sulla pazienza quella credo di averne abbastanza: in qualche modo il verbo aspettare mi appartiene perché tante volte sono stata costretta a farlo, io che invece vorrei correre, correre sempre, per fare ogni giorno qualcosa di più.

Questa pausa mi ha fatto anche riscoprire la potenza dello sguardo.

Se ci pensiamo spesso facciamo tante azioni contemporaneamente, usando tanti sensi insieme: mangiamo e nel frattempo ascoltiamo la TV ad esempio, oppure percepiamo un profumo mentre siamo presi da altro.

Ma lo sguardo è esigente: quando gli occhi si posano su qualcosa danno corpo a ciò che osservano.

Lo sguardo pretende che tu sia lì, a contemplare, senza distrazioni.

Siamo ciò che osserviamo e allora abbiamo una possibilità preziosa:

posare gli occhi su chi amiamo senza fretta, potendo contemplare, l’atto d’amore più grande che possa esistere e che ci rivela quanto “il mondo sia meraviglioso”.

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