Mi sono sempre chiesta cosa spinga un uomo ad usare violenza nei confronti di una donna.
Non mi riferisco solo all’abuso più infamante, quello fisico, in cui l’uomo esercita la sua superiorità in termini di forza fisica per assoggettare la donna nella sua fragilità.
Nè soltanto all’eccesso della violenza, quello in cui la donna viene paragonata ad un animale da eliminare, ad una bocca da far tacere per sempre.
La violenza fisica e il femminicidio infatti sono le terribili mete di un viaggio atroce che spesso la donna è costretta a subire per anni.
Quel terribile viaggio inizia da piccole offese, da insulti apparentemente privi di importanza che perpetrati nel tempo pongono l’uomo in una condizione di sterile superiorità.
Si tratta di quella che potremmo definire la violenza verbale, quelle parole che arrivano a ferire l’animo femminile così nel profondo al punto di farlo ripiegare su se stesso, di abbatterlo.
La violenza verbale è il primo passo di quel percorso a cui mi riferivo prima: è infatti l’anticamera della violenza psicologica.
E’ un gioco strano quello che spesso nasce tra uomo e donna: lei continuamente assoggettata agli attacchi di lui che invece di amarla nel rispetto la lacera nel profondo portandola ad un totale annullamento.
Il cuore grande della donna poi spesso scende in difesa del suo stesso mostro: ho sentito infinite volte donne giustificare quelli che di lì a poco si sarebbero trasformati nei loro carnefici.
Quel viaggio infame però passa anche per gli insulti che le donne sono costrette a subire anche sul posto di lavoro: il mancato riconoscimento delle loro capacità lavorative svilite da stipendi più bassi di quelli dei colleghi uomini.
Oppure quella mano del capo allungata un pò troppo, quello sguardo che invece di farti sentire bella ti paragona a merce da mercato in esposizione.
E’ arrivato il momento di dire BASTA!
Ma per vincere una battaglia che mi sembra sempre di più culturale abbiamo una sola possibilità: unire le nostre forze, pretendere che pari opportunità non siano solo parole ma realtà concreta.
Partiamo dai piccoli gesti quotidiani: non permettiamo alle nostre amiche, tristemente irretite in un sistema malato di maschi che non saranno mai uomini, di fare un passo ancora verso quella violenza che mortifica, uccide.