Ci sono dei giorni che producono un’eco speciale nei nostri cuori, che risuonano come quel sassolino lanciato in un’acqua ferma che crea una goccia attorno ad un cerchio di piccole onde.
Oggi, 2 Giugno, la festa della Repubblica, è proprio uno di quei giorni e forse, mai come in questo anno, i colori della nostra bandiera si sono marchiati a fuoco sulla nostra pelle.
Abbiamo visto con i nostri occhi la “res publica” italiana sofferente, ferita nel profondo ma mai piegata.
La schiena è rimasta dritta come si addice ad una terra impastata di orgoglio ed amore patrio, un amore riscoperto in questo tempo sospeso che abbiamo vissuto.
È bastato vedere i tricolori appesi alle finestre per incoraggiarci a vicenda quando “andrà tutto bene” era solo un motto dalle fondamenta fragili.
Se il Coronavirus può insegnarci qualcosa, senza dubbio l’attaccamento per la patria è al primo posto tra l’eredità che abbiamo ricevuto.
Quando quel 2 giugno del 1946 gli italiani hanno scelto di barrare la casella repubblica, hanno abbracciato a pieni polmoni un soffio di vento nuovo.
Era il vento della libertà, un miraggio al tempo della dittatura nazi-fascista: questo per dire che amando la nostra repubblica amiamo la libertà, un bene fragile, che può spezzarsi da un momento all’altro come lo stelo di un giovane fiore.
In qualche modo questa assenza l’abbiamo sperimentata durante il lockdown, un momento di chiusura che ci ha strappato la libertà che mai come in quei momenti abbiamo amato ed invocato.
Il Coronavirus ci ha anche fatto scoprire che tutto ciò che rientra nella categoria “publica” è prezioso perché mio, tuo quindi nostro!
E voi fareste del male a qualcosa di così prezioso che vi appartiene?
Dobbiamo allora riscoprirne il valore partendo dal primo articolo della Costituzione Italiana:
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Se qualcosa ci appartiene allora dobbiamo averne cura, coltivarla ogni giorno, infonderle forza come si fa con ciò che amiamo.
Oggi poi, per me che sono donna, la festa ha un gusto ancora più speciale.
In qualche modo il voto referendario del 2 giugno ha il colore rosa, quello delle 13 milioni di donne che per la prima volta hanno avuto la possibilità di far sentire la loro voce ed il loro peso politico.
Capite dunque che il 2 giugno è la festa di una nazione che finalmente respira libertà e completezza sociale?
Possiamo permetterci di tralasciare una pagina preziosa della nostra storia come questa?
NO!
Abbiamo il dovere di rileggerla ogni anno con uno sguardo amorevole verso il passato e con gli occhi sognanti verso il futuro.