Sono sempre stata affascinata dal percorso delle parole: mi piace scoprirne l’origine per comprendere così la strada intrapresa che ha permesso di arrivare al significato che siamo soliti attribuire quotidianamente.
Nello specifico oggi voglio analizzare una parola con voi: “passione”.
Per noi cristiani questo giorno coincide con il secondo momento del Triduo Pasquale, il venerdì santo.
E’ quel momento in cui ci viene chiesto di fermarci e di com-patire con Gesù.
Per questo voglio partire dall’analisi della parola “passione”.
Passione deriva da “passus“, participio passato del verbo latino “patior” che significa sofferto ma anche dal termine greco “πάθος” (pathos) che sta ad indicare non solo la sofferenza ma anche una forte emozione.
La parola passione infatti ha una duplice valenza: indica sia un dolore importante, quasi viscerale, straziante sia quel fuoco che si accende in noi quando amiamo una persona o una determinata inclinazione del nostro animo.
Credo che Gesù, sia riuscito a conciliare perfettamente queste due accezioni.
In Lui l’estrema sofferenza si è unita indissolubilmente all’amore per me, per te, per ognuno di noi.
In Lui Passione diviene contemporaneamente dolore fisico, sofferenza disumana ma anche e soprattutto amore, infinita passione per la vita.
Gesù con la morte sulla croce si fa testimone di quell’ amore che è disposto a tutto, fino all’estremo sacrificio.
Viene a suggerirci di vivere lasciandoci invadere dalla passione.
Ci mostra come si possa vincere la paura, quella stessa sensazione vissuta anche da Lui nel Getsemani.
Si rivolge a noi dopo aver vissuto direttamente tutte le nostre fragilità di uomini, dimostrandoci che è sempre possibile vivere con passione.
Ma che cosa significa vivere con passione?
Significa lasciarci invadere dall’entusiasmo, dalla voglia di rendere i nostri sogni progetti realizzabili, senza sottrarsi al sudore necessario per ottenerli.
E’ qui che l’origine greca del termine torna a chiarire quale sia la strada da percorrere.