Nell’era dei social, dei post su Facebook, del chi grida di più, ogni scusa è buona per ricercare l’attimo di notorietà, per strappare quel like in più che mandi in visibilio il proprio profilo e gli amici fedeli che metteranno mi piace perché sei tu e non per ciò che scrivi.
Si esaltano solo i membri delle proprie cerchie: a turni alterni uno alla volta ci si incensa, nel disperato tentativo di non vivere nell’anonimato, esaltandosi per quell’attimo che accarezza l’ego malato di consensi.
E’ in tempi come questi che le discussioni si inscenano dietro le tastiere, che si innalza il tono scrivendo parole più pesanti ad ogni commento, senza troppo preoccuparsi delle conseguenze.
E così non si cerca più di capire, di scoprire, si viene trascinati in una confusione che infiamma le tastiere ma spegne il cervello ed il cuore, incapaci ormai di fare ordine nel caos.
Sono i tempi in cui si tende a schiacciare l’altro prendendosi meriti che semplicemente non si hanno, magari perché si fa fatica ad ammettere che il vicino abbia davvero l’erba più verde.
Nell’epoca dell’egocentrismo puro e del narcisismo sterile a vincere deve essere sempre l’io, costi quel che costi.
Poco importa se ci si appropria di ciò che non si possedeva, se ci si innalza usando le spalle degli altri, l’importante è raggiungere la meta: l’io alla sommità del mondo affinché tutti possano vederlo.
E’ in momenti come questi che mi viene ancora più voglia di approfondire il passato e la risposta, come sempre, arriva dal mondo classico.
LA SITUAZIONE IN CUI SIAMO OGGI E’ FRUTTO DELLA MANCATA COMPETENZA!
Tutti vogliono fare tutto, incuranti che ognuno è nato per fare una sola cosa che gli verrà bene perché quello è il suo talento naturale.
Cosa significa vivere in una società che non riconosce più la competenza?
Partiamo dal significato della parola: competenza vuol dire “dirigersi a” quindi richiede la capacità di orientarsi.
COMPETENTE allora è colui che si muove insieme ad altri per affrontare una situazione, mettendo in gioco il meglio di se stesso.
COMPETENTE è colui che ha l’intelligenza di riconoscere la complessità di quella stessa situazione e sapendo di non avere da solo tutte le conoscenze necessarie, umilmente si unisce in una squadra.
La squadra è composta da tanti elementi, ciascuno con le sue conoscenze che unite sanno dirigersi verso la meta, la soluzione della situazione che all’inizio preoccupava.
ECCO IL PROBLEMA: LA COMPETENZA RICHIEDE L’UMILTA’ DI RICONOSCERE IL PROPRIO LIMITE, AMMETTERE CHE SI PUO’ ARRIVARE FINO AD UN PUNTO DA SOLI.
SOLO INSIEME SI ARRIVA AL TRAGUARDO.
Saremo in grado di arrivare a riscoprire la competenza?