Ci sono canzoni che riescono a lasciare un segno tangibile nella storia della musica: a volte è la melodia la causa, altre volte il testo.
Nel caso di Francesco de Gregori invece, credo che sia l’originalità nel trattare temi universali la ragione del suo indiscusso successo.
Il cantante è riuscito ad analizzare l’amore con una modalità così intima, così profonda da affascinare chiunque si avvicini alle sua parole.
Non so davvero quante volte io abbia ascoltato “Rimmel”, eppure, ogni volta, la mia attenzione viene colta da nuovi dettagli che voglio condividere con voi.
Se ci pensiamo “Rimmel” inizia con una congiunzione, la “e”!
Veniamo piombati in una storia che si sta già svolgendo ma quella “e” non ci allontana, anzi, attira la nostra attenzione.
Sarebbe stato così facile iniziare nel modo consueto, presentando i protagonisti della canzone, le loro difficoltà…
De Gregori però vuole farci entrare nella dimensione più intima della storia, quella “e” viene a prenderci per mano per condurci nel labirinto delle emozioni.
Come in ogni labirinto trovare la via d’uscita è complesso e credo che sia proprio questa la sensazione che la canzone vuole trasmetterci.
Ci parla di un amore evidentemente finito, “cancellato dalla facciata” che però ha lasciato dei segni, tra “pagine chiare e pagine scure”.
Un rapporto d’amore può essere pieno di illusioni proprio come quando un chiromante ti fa le carte e prevede un futuro roseo destinato tuttavia a non compiersi.
Nella canzone il nostro protagonista è libero da queste illusioni e si rivolge a quella che era la sua lei direttamente.
Da qui la bellissima immagine di spedire le labbra ad un nuovo indirizzo, quasi come una cartolina che ha bisogno di un nuovo mittente.
O ancora la descrizione della più tipica reazione di giovani innamorati che riprendono le foto di quando erano insieme e ritagliano quel volto ormai non più familiare.
Una canzone meravigliosa fin dal titolo: “Rimmel”, uno dei cosmetici più amati dalle donne che porta subito la mente all’universo femminile, a quella dolce Venere che sa ricorrere al trucco per sembrare più bella creando così una relazione piena di illusioni.
In fondo è come se quella “e” all’inizio della canzone ci conducesse a ritroso per scoprire i dettagli di una storia finita.
Ne esce il ritratto di una donna che ha fatto dei trucchetti la sua arma di seduzione.
Da qui il riferimento ai quattro assi di un solo colore quindi al gioco del poker e al suo barare: il nostro protagonista ha scoperto gli inganni subiti.
Resterà di lei solo una foto, come chiesto dalla donna, e la rabbia manifesta da quelle parole che ricorrono nel ritornello.
De Gregori quindi abbandona il cliché dell’amore meraviglioso, trasporta uno dei sentimenti che da sempre interroga l’uomo in una dimensione reale, in una pagina di vita vissuta molto probabilmente da lui stesso.
Il suo Inno all’Amore diviene un monito per tutti noi…
Ci invita a diffidare da chi entra nelle nostre vite abbellito da trucchi ed eccessive parole, ci spinge ad analizzare di più chi abbiamo di fronte prima che i nostri sentimenti possano venire feriti.
Una canzone davvero speciale, una pagina di vita vera, con quei sentimenti che lasciano il segno per sempre…
Proprio come quel rimmel sulle ciglia destinato a lasciare una piccola traccia di nero sugli occhi!